Ho il vizio di trovare sempre l’aspetto ironico di una situazione. Dicono.
Durante l’estate, una notte alle 4, mi sveglio di soprassalto con un dolore mai provato prima, ma così esatto che quasi leggevo le scritte in sovraimpressione: colica renale.
Ora, per chi ha la fortuna di non averne mai avuta una, vi dico che più di un risultato di Google definisce il dolore da colica renale paragonabile a quello da arma da fuoco (naturalmente mi auguro anche che molti di voi non conoscano nemmeno questo dolore). In più, ciò mi capita in vacanza, in campagna, a chilometri da un centro abitato e dunque da un ospedale, in una mansarda su di anta gradini.
Insomma, difficile trovare lati comici.
Vorrei dire che mi infilo la prima cosa che trovo, ma non è vero perché ovviamente mi escono per primi dalla valigia abiti complicatissimi. Opto per una canotta con la lingua dei Rolling Stones, con il disegno fatto tutto di perline. E così finisce che quando mi portano in radiologia, il tecnico mi guarda e mi fa: “Signorì, capiamoci, con questa maglietta vengono fuori 600 calcoli.”
Riportata in stanza in carrozzella dal Valentino Rossi degli spingitori di carrozzella, ci trovo un infermiere psichiatrico (non per me eh, per la mia vicina di letto) che ha un sacco di voglia di chiacchierare. A un certo punto mi chiede: ““Lei che lavoro fa?”. Io gli dico che lavoro al Partito Democratico e lui alza le spalle e mi dice: “E vabbè, tutti sò lavori.”
E mentre mi contorco dal dolore, ma anche un po’ rido, penso che aveva ragione Flaiano a dire che la situazione è grave, ma non seria.
Ma soprattutto penso che aveva ragione mia nonna, che quando qualcuno le raccontava drammi quotidiani rispondeva: “Son cose che capitano ai vivi”.
P.S. : Che poi io vorrei far la seria. Ma l’altro giorno, facendo l’ecografia renale di controllo, l’ecografista guarda il monitor e mi dice: “Sa che lei ha dei bellissimi organi interni?” Minetti, tu senza T-shirt sarai pure meglio, ma io c’ho delle lastre da paura!