Quando conobbi Eschilofilo la mia vita era nel casino più totale.
Era Settembre e non avevo voglia di maschi.
Mai più un maschio mi ero detta.
Mai più un maschio nel mio letto, mai più io, nel suo.
Mai più un treno da prendere, mai più una telefonata da fare o da aspettare, mai più regali, mai più sorprese, mai più… niente, niente, niente.
Eschilofilo aveva infatti tutti i requisiti per farmi piombare da uno stato di crisi ad uno di depressione acuta, ma non me ne accorsi e mi conquistò allegramente.
Dove era finita tutta la mia esperienza, la mia riluttanza, le mie certezze la prima volta che posai il mio sguardo nel suo?
I misteri dell’amore o dell’orrore.
Avevo i capelli lunghi, un vestito semplice a fiorellini e degli anfibi che facevano prevedere una guerra senza limiti e senza frontiere tra di noi.
Non appena mi vide si accese una sigaretta; forse per pensare, forse per prendere tempo prima di parlare, forse per osservarmi, forse perché gli avevo fatto venire voglia di fumare.
Non sono una fumatrice, non lo so perché i maschi ogni tanto accendono una sigaretta e formano nuvole di fumo che rassomigliano ai loro pensieri.
I loro pensieri?
Sono esattamente come quelle nuvole di fumo che lentamente si dissolvono nell’aria senza lasciare traccia.
Valli a capire quindi i loro pensieri.
A cosa stava pensando e stava forse pensando?
E in ogni caso, se lo stava facendo non aveva di certo l’aria di volermelo comunicare.
Pensano i maschi, mi domando a volte quando ti scorgono nel tuo bel vestito da bambina a fiorellini?
Me lo sono sempre domandato se a volte agiscano d’impulso facendo la prima cosa che gli viene in mente o se diversamente si comportano in maniera consapevole.
Ma per quanto io ci abbia pensato e li abbia frequentati e conosciuti i maschi campassi ancora cento anni, di loro non saprei che dire poco.
E questa sorta di consapevolezza che mi appartiene senza presunzione di poter dire ancora poco di loro, pur sapendo di conoscerli sotto tanti aspetti che li riguardano, altro non è che la prova che tra me e i maschi vi è un abisso incolmabile.
Probabilmente non solo tra me e i maschi.
Tra le donne e gli uomini.
Tra il genere femminile e quello maschile.
Tra un paio di belle gambe e due lunghe braccia.
Tra una testa pensante di donna e un nucleo pulsante, detto uomo.
Un abisso quindi.
Un abisso si, proprio un abisso, fatto di silenzio.