A fregiarsi del titolo, più o meno meritato, di “quinto Beatle” sono stati in tanti, quasi come per l’ambita qualifica di “ottavo re di Roma”.
Ricordiamo su tutti George Martin, storico produttore del quartetto di Liverpool e il mitico manager Brian Epstein, col tastierista Billy Preston e il compagno di avventure amburghesi Stuart Sutcliffe meritevoli almeno di citazione.
La copertina più famosa del mondo, quella di “Abbey Road”, ci propone un eroe minore, e di lui vogliamo parlare oggi.
Il suo nome è Paul Cole, americano di Pensacola, Florida, professione turista per caso. Lo vediamo, perplesso ma vigile, appostato sul marciapiede, a un passo da dove, l’otto agosto del 1969 si stava facendo la storia.
Il fotografo Ian MacMillan li aveva messi in fila, nell’ordine John, Ringo, Paul e George, ed ecco i quattro Beatles che attraversano con piglio sicuro le strisce pedonali davanti ai celebri studios londinesi. C’è chi dice un quarto d’ora di set fotografico, chi di più. McMillan si era installato su una scaletta al centro della strada, per garantirsi una visuale leggermente sopraelevata, lo scatto era relativamente facile, ma a occhio e croce sarà servita un’oretta.
Incredibilmente poco, per una copertina che ha fatto parlare di sé milioni di persone e innescato incessanti ricerche sui messaggi in codice che la foto conterrebbe, nell’ottica della favoleggiata morte di Paul McCartney including la sua inverosimile sostituzione con un sosia.
E pensare che il disco avrebbe dovuto chiamarsi “Everest”, dalla marca di sigarette fumate dal tecnico del suono Geoff Emerick, coi Beatles pronti a partire in direzione Himalaya, per aggiungere leggenda a leggenda con foto sbalorditive.
Invece, niente. Si decise di rimanere, per così dire, nel cortile di casa, forse per volere di Paul, forse addirittura per un timido suggerimento di Ringo, eterno anello debole della catena.
Intanto, a dimostrazione che in fondo il successo logora eccome, Paul Cole è tranquillamente sopravvissuto a tutti i quinti Beatles che la storia ci tramanda, oltre a due dei quattro titolari.
Se n’è andato nel 2008, alla bella età di 96 anni, senza mai smettere di dichiarare che a lui, in fondo, i Beatles non sono mai piaciuti.