Incontro Micaela Carosi a una cena di comuni amici nella splendida cornice della città barocca di Noto, in Sicilia. Due sere dopo ho il piacere di ascoltarla in un recital al Teatro Greco di Palazzolo e la donna piacevole e alla mano con cui ho chiacchierato a tavola si trasforma in una diva della lirica, una delle più acclamate interpreti verdiane.
Gentile e disponibile, accetta di farsi intervistare per Ellerì.
Quando hai deciso che saresti diventata una cantante lirica?
«Più che una decisione la chiamerei una vocazione, già da bambina infatti giocavo a esibirmi su di un palcoscenico, trasformavo il tappeto arancione della mia stanza in una scena, al di là della quale c’era il mio pubblico».
Quali gratificazioni e quali responsabilità ci sono nell’essere considerata una delle più importanti interpreti verdiane, nel panorama della lirica internazionale?
«Gratificazioni moltissime visto che questo mestiere mi ha portata a viaggiare in tutto il mondo e io, amante dei viaggi, ne godo pienamente! Responsabilità molte dato che il nostro strumento va continuamente allenato, fino a quando il suono non diviene naturale e, soprattutto, l’esibizione un divertimento».
Sei stata tu a scegliere Verdi o è lui che ha scelto te?
«Mi ha scelto il Maestro Verdi perché per cantare questo autore c’è bisogno di possedere una vocalità distinta, detta appunto verdiana, che ha delle caratteristiche definite e che, per fortuna, posseggo».
Qual è l’eroina che più ti somiglia?
«Quella che ho cantato più spesso è Aida, un personaggio drammatico molto semplice, una donna innamorata che per amore rinuncia alla vita, ma anche una principessa ridotta in schiavitù, che possiede fierezza e fedeltà».
Qual è lo stato della lirica in Italia e nel mondo? Quale futuro immagini per un’arte di difficile fruizione per la maggior parte della gente?
«In Italia ci sono sintomi di grande vitalità e lo stesso Ministero sta dando una forte spinta propulsiva. Infatti, per i giovani il momento è proficuo dato il continuo fiorire di accademie che favoriscono l’allestimento di spettacoli e la possibilità di debuttare presso i maggiori teatri lirici del Paese».
Sei stata un’acclamata Madama Butterfly, a Parigi, per la regia di Robert Wilson. Come si conciliano la ridondanza e la generosità tipiche dell’opera lirica con l’austerità di un regista come Wilson?
«Devo dire che è stata sicuramente l’esperienza più emozionante della mia carriera fino a ora, una spettacolo che al canto assoggettava una vera e propria coreografia dove ogni gesto era assolutamente coerente con la scrittura musicale».
Qual è il filo che lega il tuo essere buddista alla tua carriera di soprano?
«Il Budda è colui che si trova tranquillo, e a proprio agio, in ogni situazione. Praticare il buddismo mi ha insegnato a trovare un equilibrio costante e una libertà nel suono e nell’emozione, in molteplici e diversi scenari. La buddità esiste in ognuno di noi e i fenomeni dell’universo sono la manifestazione della legge mistica che emerge attraverso la fede vincendo l’oscurità fondamentale. La visione buddista non è una visione egocentrica dell’essere bensì una celebrazione dell’armonia. Noi artisti utilizziamo l’arte per arrivare al cuore di migliaia di persone e a percepire questa possibilità di libertà e felicità assoluta».
Cos’è l’Accademia di alto perfezionamento del canto, di cui sei docente?
«È un’accademia che si trova a Torre del Lago, presso il Puccini Operafestival, dove ogni anno vengono preparati giovani cantanti al debutto di un’opera in cartellone. Le selezioni vengono fatte per audizione e i concorrenti devono possedere le caratteristiche necessarie a potere cantare il repertorio pucciniano. Un omaggio al grande maestro che riposa nella villa, accanto al favoloso teatro».
Perché la richiesta all’Unesco di promuovere la lirica italiana a patrimonio immateriale dell’umanità?
«Questa decisione è nata in seno a un’associazione chiamata Cantori professionisti d’Italia CPI, di cui sono parte del direttivo, composta solo da cantanti d’opera professionisti. Vorremmo un cenno di consapevolezza e di volontà a tutela di un bene così prezioso e a favore di tutti quei teatri che versano in gravi condizioni economiche».
Fra tutti i teatri dove ti sei esibita in quale ti sei sentita maggiormente a casa?
«Prediligo grandi spazi come l’Arena di Verona e il Teatro Regio di Torino, la Scala di Milano e il Metropolitan di New York, il Real di Madrid e l’Opera Bastille di Parigi».
Dove ti potremo ascoltare nei mesi a venire?
«Ho appena debuttato ne La Gioconda di Ponchielli all’Opera Municipal di Marsiglia, poi sarò a Seul per un’Aida, a Parigi con Adriana Lecouvrer e ancora con Aida, a Tenerife, per la regia di Franco Zeffirelli».