Un clochard d’appartamento

Separati in casa al tempo del lockdown

L’uscita di “Un clochard d’appartamento”* ultimo disco di Umberto Longoni, psicologo**, scrittore e cantautore, offre l’occasione per una serie di riflessioni sul fenomeno dei separati in casa al tempo del lockdown.

– Rispetto al passato, quali differenze hai riscontrato?
– La situazione dei separati in casa conviventi sotto il medesimo tetto per necessità economiche o, talvolta, per i figli e l’impossibilità di gestire diversamente il rapporto ormai finito, oggi è un evento purtroppo comune. Una situazione dolorosa, fonte di stress, di frustrazione e di conflitti di vario genere: spesso acuti e snervanti. Conflitti che, secondo le esperienze raccolte come psicologo, sono peggiorati nello scorso periodo di lockdown (da marzo a maggio 2020) e che mi aspetto si esasperino di nuovo adesso, nelle cosiddette zone dichiarate “rosse” in seguito alle chiusure e limitazioni sancite dal recente DPCM.
– Le dinamiche dei rapporti interpersonali nella convivenza forzata sono solo negative? Hai avuto casi in cui il dialogo di coppia sia per così dire rifiorito?
– In qualche caso il proverbio “Non tutto il male vien per nuocere” ha un fondamento di verità. Alcune coppie, mi riferisco al periodo scorso marzo-maggio, “obbligate” a vedersi continuamente e spinte a parlarsi di più, a condividere il medesimo computer e programma televisivo, a stare insieme in casa, hanno ritrovato un’armonia e una complicità che pareva completamente perduta. Dunque il rapporto è inaspettatamente rifiorito. Devo dire, però, che si è trattato di una minoranza.
– Nella tua canzone un clochard d’appartamento affronti il malessere “maschile”. È più diffuso di quanto si creda?
– Sì, proprio da questo è nato lo spunto della mia canzone. Nonostante si pensi che nell’affrontare una separazione, specialmente definita “in casa”, l’uomo sia nella coppia quello più forte e autonomo, di solito non è affatto così. Molti uomini, infatti, sono estremamente dipendenti dalla moglie o compagna. Non sanno cucinare, fare la spesa per sé, stirarsi una camicia né provvedere a se stessi ( fosse anche per abbinare camicia e pantaloni). Quindi quando la moglie o compagna cessa di interessarsi a loro e di “accudirli” sono smarriti. Talvolta, proprio come nella mia canzone che è stata ispirata da un episodio vero, diventano quasi dei “clochard d’appartamento”.
– Ma la donna non rischia in una situazione del genere di “soffrire” più del maschio, soprattutto se il convivente è anche violento fisicamente?
– Certamente le donne rischiano di soffrire in modo più acuto, ma diverso. Prima di tutto quando non sono autonome economicamente e vengono ricattate o vessate sotto tale aspetto dall’ex partner, il quale esercita in modo perfino crudele il suo potere. Pensando: “Gliela faccio pagare!”, non provvede al necessario sostentamento. Peggiore è il caso in cui, parlando sempre di “separati in casa”, l’uomo si comporta come un rabbioso leone in gabbia. Quindi non solo urla, invettive, epiteti e litigi furiosi ma anche, purtroppo, episodi di autentica violenza familiare.
– Soluzioni per evitare che la convivenza forzata porti a esasperazioni non controllabili?
– Non è facile indicare delle soluzioni quando la convivenza tra “cane e gatto” sia forzata. Lo psicologo, per evitare che la situazione degeneri, è certamente di aiuto. Tuttavia, sarebbe opportuno che ciascuno riconoscesse il proprio livello di stress e facesse qualcosa nel momento in cui rischia di andare oltre. “Qualcosa” significa uscire di casa (nelle vicinanze é permesso…) quando ci si accorga che una discussione stia per degenerare. Oppure non cadere nei soliti “giochi di ruolo o di parole” che tendono a ripetersi e fatalmente, ormai i protagonisti lo sanno, portano a una scenata o a un litigio pesante. Conviene interromperli prima e non suscitare scintille.
– Raccontaci come è nata la canzone “Un clochard d’appartamento”.
– Come ho accennato in precedenza, l’ispirazione è stata la situazione purtroppo frequente di molte coppie ma, soprattutto, la storia particolare di una persona che conosco molto bene. Un uomo separato il quale, soprattutto per il desiderio di non abbandonare il figlio piccolo e di vederlo crescere, è rimasto per anni con la moglie: per la maggior parte del tempo, quando si trovava a casa, chiuso in una stanza. Mangiava da solo, aveva un piccolo televisore e suonava una chitarra triste. Viveva davvero come un “clochard d’appartamento”.
– A parte te, chi ha creduto in questa tua canzone e in quelle contenute nell’album appena pubblicato, che appunto si intitola “Un clochard d’appartamento” ?
– I brani di quest’album (così come quelli del mio disco precedente intitolato “Scusa se sono un poeta”) sono piaciuti a Roby Matano, figura emblematica della musica italiana. Cantante e musicista de “I Campioni”, all’epoca famosissimo complesso musicale, aiutò e lanciò Lucio Battisti quando nessuno lo riteneva un talento, successivamente Paolo Conte e altri artisti. Fu grande amico di Luigi Tenco che gli faceva ascoltare in anteprima le canzoni perché teneva al suo giudizio. È stato direttore artistico della Saar Record e delle Edizioni Senza Fine di Gino Paoli. Roby Matano è rimasto favorevolmente colpito dai miei pezzi, soprattutto per quanto riguarda i testi. Per me tale attestazione di stima, da parte sua, vale moltissimo. Oggi Roby Matano collabora alla giovane e dinamica etichetta M.P.C. Records (che è un vero e proprio polo musicale denominato “Musicaperilcervello” con sale prova e di registrazione all’avanguardia) del figlio Francesco e del cantautore Riky Anelli.

Titolo del disco : “Un clochard d’appartamento” è il brano che dà il titolo all’album, contenente nove canzoni. M.P.C. Records, novembre 2020.
*link al video della canzone (clicca)
** Umberto Longoni https://www.simpitalia.com/umberto-longoni/
* Umberto Longoni cantautore https://www.facebook.com/umberto_longonicantautore-101581874535019
I brani del disco possono essere ascoltati su Spotify

 

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