Un concerto non convenzionale

L’intervista

Incontro il maestro sulla terrazza del padiglione USA all’Expo. Una breve intervista nell’intervallo della performance estemporanea che lui, Ashot Tigranyan e la sua Classical Concert Chamber Orchestra, hanno appena dato a beneficio dei visitatori.

Violinista di livello internazionale, formatosi al Conservatorio di Mosca, Tigranyan fonda la sua orchestra, di cui è direttore artistico e violino solista, nel 2006. Trentacinque giovani musicisti provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa, si assiepano con i loro strumenti e i leggii sul piccolo palco del pavillon USA. Nonostante il costante brusio di sottofondo, la gente che va e che viene, l’esecuzione dal vivo di alcuni brani tratti dalle “Quattro stagioni” di Vivaldi incanta anche un pubblico frettoloso e distratto come quello dell’Esposizione di Milano.

“E’ il secondo tour italiano della sua orchestra?” chiedo al maestro.

“Sì – risponde – amo molto l’Italia e gli italiani amano la musica. Si capisce dal calore e dalla passione con cui assistono ai nostri spettacoli e quando sono nel vostro paese amo suonare compositori italiani”.

“L’8 ottobre sarete all’Auditorium di Largo Gustav Mahler a Milano e ho letto che avete in programma Vivaldi, appunto, Mozart e Paganini”.

“ Purtroppo qualche giorno fa ho avuto un lieve infortunio alle dita di una mano e il repertorio di Paganini sarà limitato, ma suonerò qualcosa, certo”.

Concludo chiedendo al maestro se, vista la scelta passata e presente di suonare prevalentemente musica barocca, classica e romantica, anche lui (come me) ama poco gli autori cosiddetti moderni.

“ Data la mia formazione, risponde, ho anche in repertorio compositori come Shostakovic, ma sicuramente preferisco gli autori classici”.

Lo ringrazio e aspetto di riascoltarlo l’8 ottobre all’Auditorium.

Il concerto

I musicisti hanno abbandonato i jeans e la mise sportiva dell’Expo, entrano sul palco dell’Auditorium elegantissimi, le donne hanno tutte lo stesso abito da sera scuro che esalta gli incarnati nordici o mediterranei. Il maestro fa la sua comparsa per ultimo, come si conviene, e attacca subito a interloquire col pubblico. Si scusa di non parlare italiano e di usare l’inglese che è diventato la sua lingua da quando si è trasferito in California.
Ma ho in mano un violino italiano – spiega – uno Stradivari. Ed eseguirò prevalentemente autori italiani. Si comincia infatti con Vivaldi, Concerto per violino in Sol minore. Poi un omaggio a Mozart, il Concerto N. 4 in Re Maggiore.

Contrariamente all’etichetta, il pubblico applaude calorosamente al termine di ogni movimento, e Tigranyan sembra incoraggiarlo invitando a turno i musicisti ad alzarsi. Anche lui a volte interrompe il flusso della musica, e riprende a parlare. Il rapporto col violino – dice – è come quello con una donna, a volte funziona a volte no.

Nella ripresa dopo l’intervallo, un brevissimo estratto da Paganini, poi di nuovo Vivaldi.
L’alternarsi de “Le quattro stagioni”: La Primavera, L’Estate, L’Autunno, L’Inverno, vibra nella sinfonia degli archi e nel virtuosismo solista di Tygranian.

Fuori programma, ancora due pezzi, il Nocturne di Edward Baghdasaryan, compositore armeno contemporaneo, e l’Ave Maria di Schubert.

Si conclude così un concerto non convenzionale ma affascinante. Il maestro annuncia che il tour italiano prosegue dopo Genova e Milano con Asti (9 ottobre), Siena (15 ottobre), Mantova (16 ottobre) e Pesaro (17 ottobre).

Promette di tornare, “grazie mille”, dice questa volta in perfetto italiano.

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