Personalizzazioni creative. Farmacia, tempo da lupi, assalto al bancone. Tra starnuti selvaggi, colpi di tosse trattenuti, suole metronomo che ritmano i secondi perduti in coda, una cliente gesticola sventolando un foglietto sotto il naso della malcapitata dottoressa di turno. Mi avvicino, l’attesa potrebbe essere meno noiosa del solito.
Peranaper, Peranaper, la signora continua a ripetere il nome del farmaco e a inveire contro la poveretta al di là della barriera, ormai allo sfinimento dopo aver consultato i colleghi e il data base, sostenendo che il marito ne fa uso da anni e lei ha copiato dalla scatola il nome del prodotto. Sto per rinunciare alla mia dose di propoli, ma la faccenda mi incuriosisce, ormai devo sapere.
Chiedo permesso e tra la fila disordinata e nervosa supero cappotti ingombranti, ombrelli sgocciolanti e sguardi omicidi. Il biglietto è lì, stropicciato, sotto gli occhi disperati della farmacista, troppo giovane e gentile. C’è scritto Peranaper, in stampatello.
Il mio amore per i giochi di parole, amiche divertenti e disponibili, mi suggerisce una possibile soluzione. Ma mi fa talmente ridere che a stento riesco a trattenermi e a chiedere la parola. Peraltro riuscire a inserirmi nello scambio verbale tra le due per spiegare la mia teoria mi sembra missione impossibile.
Azzardo a voce appena più alta della loro uno Xanax con punto interrogativo ben sottolineato.
La cliente mi guarda, a sua volta con il punto interrogativo stampato in faccia. La farmacista invece sembra sull’orlo di una sincope, ma dopo pochi secondi scoppia a ridere tra il sollevato e l’isterico. Enigma risolto. La signora aveva semplicemente copiato per esteso il nome del farmaco, mica come noi che per risparmiare tempo e chissà che altro al posto di scrivere “per” usiamo la “x”.