Sergej Sergeevič Prokofiev ha venticinque anni quando compone “alla maniera di Joseph Haydn” la sua prima sinfonia. Nel buio isolamento sovietico crea Pierino e il Lupo, per i bambini, e inventa la colonna sonora, fondendo la sua arte con quella di Eizenstejn, in due memorabili pellicole: Ivan il Terribile e Aleksandr Nevskij.
Coup de théâtre finale: muore il 5 marzo del 1953, lo stesso giorno di Iosif Vissarionovič Džugašvili, meglio noto come Stalin, l’uomo che, tramite i solerti Compagni dell’Unione dei Musicisti, opprime la sua arte definendola “complicata, perversa, astratta, avulsa dalla realtà…”.
La notizia della scomparsa di Prokofiev viene omessa dalla bugiardissima Pravda per molti giorni. Mstislav Rostropovič raccontava che al funerale del suo fraterno amico Sergej “Presenziarono poche persone. La morte di Stalin catturò l’attenzione, volontaria o forzata, di tutti e, per questo motivo, non si trovarono nemmeno dei fiori freschi da deporre sul feretro. Dei comuni amici si riunirono segretamente per costruirne alcuni di carta. Il corteo funebre si mosse disordinatamente.
Fu posto un grammofono sopra la bara di Prokofiev che suonava il movimento della morte di Romeo e Giulietta da lui composto. A un tratto il grammofono scivolò a terra gracchiando le ultime note. Questo rese il clima delle esequie di quel genio immenso ancor più triste e paradossale. Non lo dimenticherò mai!”
Così fu trattato dal “realismo socialista” dell’Unione Sovietica, ma cosa direbbe, oggi, il povero Sergej Prokofiev, se sapesse che la maggior parte del libero e consumista mondo capitalista lo conosce grazie alla pubblicità di un profumo?