Un incipit per il mio regno

Sono mesi che non scrivo, per mancanza d’idee, per poca voglia. In questa maniera il cervello si atrofizza. Oltre a dimagrire fisicamente, mi si sono rinsecchiti i neuroni, occorre dargli cibo, necessitano di parole. Via seduta e legata al PC inizio a raccogliere le idee.
«Era una notte buia e tempestosa». Mi suona familiare, certo testina, è la frase di Snoopy. Dai, concentrati, o dea indiana dell’ispirazione Sarasvati sono nelle tue mani, me ne basterebbero cento grammi.
«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio». Mi piace l’idea di un racconto stile brasiliano. Ops, già scritto e non da uno qualunque, mica pizza e fichi, Gabriel García Márquez.
Prendo un caffè, meglio, per Natale mi hanno regalato la Nespresso, comoda, caffè buono, c’è il piccolo rischio di un infarto per i troppi caffè bevuti. Come al solito sto perdendo il filo del discorso. Allora, Francesca, innanzitutto ce l’hai in testa l’idea? Come no? Ne ho tante. Brava allora scegli la tua preferita e inizia.
Terzo tentativo, scribacchierò della vita grigia e mediocre di un impiegato.
«Gregor Samsa, destandosi un mattino da sogni agitati, si trovò trasformato nel suo letto in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo scorse il suo ventre arcuato, bruno e diviso
Mi piace, ecco l’incipit perfetto, peccato che Kafka potrebbe uscire dalla tomba e randellarmi.

Fortunatamente ne ho un’altra che tiro fuori dal cilindro magico. Scrivo di donne, argomento che conosco, visto che lo sono, più o meno. «È verità universalmente ammessa che uno scapolo fornito di un buon patrimonio debba sentire il bisogno di ammogliarsi».  Va bene, mi avete tanata, Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio. Abbiate pazienza, questo è tosto sul serio, compongo un racconto su un giovane ragazzo ribelle, non sugli attuali lobotomizzati dagli smartphone.
«Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non va proprio di parlarne». Questo vi aggrada? Certo che vi aggrada, è Il giovane Holden di J.D. Salinger. Basta, alzo le mani, mi arrendo, ognuno ha l’incipit che si merita. Io no. Vado a dormire, forse nei sogni, che non ricordo mai, arriverà l’incipit fulminante e il racconto che vi terrà con il fiato sospeso. Gli incipit son desideri, canterebbe Cinderella.

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