Un meraviglioso italiano, Leo Wächter

“I nazisti dicono che eseguivano gli ordini di Hitler, ma non possono dire che era Hitler a ordinare di prendermi un dito e schiacciarlo tra due pezzi di legno” * raccontò in un’intervista Leo Wächter.
Nacque il 14 ottobre 1923 a Kolomija, in Polonia. A dieci anni fu forse uno dei primi bambini a essere deportato dalla Gestapo a Dachau. Quando, insieme al padre, riuscì a fuggire, si diresse prima in Olanda e poi in Yugoslavia, attraversando Belgio, Francia, Svizzera e Italia. Nel 1934, poiché le autorità del luogo non concedevano loro il permesso di lavoro, ripararono in Italia, stabilendosi a Milano.
Nel ’39 Leo, a causa delle leggi razziali, dovette abbandonare gli studi e fu cacciato da pulcini dell’ “Ambrosiana Inter”. Nel dopoguerra iniziò a organizzare concerti che, nel corso degli anni, sarebbero diventati leggendari: Josephine Baker, Paul Anka, Frank Sinatra, Beatles, Rolling Stone, Jimi Hendrix, the Who, Emerson Lake & Palmer e tanti altri ancora.
Fondò a Milano il Piper e il teatro Ciak, dove ospitò i giganti del jazz, Max Roach, Lionel Hampton, Dizzy Gillespie, Sonny Rollins, Michel Petrucciani, e tanti comici e cantanti, Walter Valdi, Enzo Jannacci, Beppe Grillo, Nanni Svampa, Massimo Troisi, Franca Valeri, Aldo Fabrizi, Sergio Endrigo, Franco Battiato, Paolo Conte, Walter Chiari, Paolo Rossi, Paolo Hendel, Dario Fo, Elio e le Storie Tese, Claudio Bisio, Antonio Albanese, Daniele Luttazzi, Aldo Giovanni e Giacomo.
Leo Wächter fu il ragazzo a cui nel ’42 i fascisti dell’Ovra ruppero i denti in carcere durante un pestaggio, perché partigiano e socialista e che cercò, nella seconda parte della sua vita, come scrive Daniele Moro, di “far sorridere un popolo, il nostro popolo, uscito da una guerra perduta, proponendo agli italiani una quantità di artisti (…) dimostrandoci che l’ebreo che piange può trasformarsi nell’ebreo che ci fa ridere”.*

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