Un re allo sbando

Titoli di coda, mi appresto a uscire dalla sala quando una signora anziana, pelliccia d’antan e sguardo severo mi chiede: “Ma a lei è piaciuto? Ci ha capito qualcosa? Sono belga e mi sento offesa…”. E io: “Certo che ho capito, l’ho trovato delizioso, era una favola…”. La signora scuote la testa e se ne va sprezzante. Punti di vista differenti.
Nicolas III, re dei belgi, è in missione diplomatica in Turchia, paese che sta per entrare nell’Unione Europea. Insieme al suo staff – cerimoniere, cameriere, addetta stampa, portavoce più uno strampalato regista che ha il compito di filmare l’evento – il re, triste e allampanato quasi come il predecessore Baldovino, ripassa il suo discorso, ormai ridotto all’osso, epurato da qualsiasi accenno che potrebbe essere sgradito ai bizzosi ospiti.
Prima che la cerimonia ufficiale abbia inizio succede di tutto e Nicolas, insieme ai suoi, decide di tornare immediatamente in patria. Ma non potendo avvalersi dei servizi turchi, intraprende un lungo viaggio, in incognito, attraverso i Balcani.
Tra Goran Bregovic e Louis De Funès, il film è un road movie pieno di situazioni grottesche e esilaranti. Sgangherato è forse il termine più adatto. Come i mezzi di trasporto che la piccola troupe è costretta a impiegare, dall’autoambulanza primi anni ’50 al camioncino sbullonato, al trattore, alla barchetta comprata in Montenegro che fa acqua da tutte le parti. Ma insieme al divertimento, assistiamo alla trasformazione del re da burattino in balia del cerimoniale e ingessato nel suo compito a persona finalmente libera, conscia dei suoi limiti ma anche delle sue potenzialità. Una figura, quella di Nicolas, che ricorda il Giorgio V del “Discorso del re” di Tom Hooper.
I due registi Peter Brosen e Jessica Woodworth riescono, con leggerezza e spessore, a mettere insieme geopolitica e equilibri internazionali, ragion di stato e spinte secessioniste. A raccontare una favola di come potrebbe essere il mondo, se fosse governato con gentilezza e umanità. Peter Van Den Begin, che veste i panni del re ma anche alla bisogna quelli di una cantante bulgara, è bravissimo nella sua goffa dinamicità.

Presentato nella sezione Orizzonti all’ultimo Festival di Venezia, “Un re allo sbando” è un film divertente e profondo come non se ne vedevano da tempo, anche se penalizzato da una distribuzione che lo confina a pochi e piccoli cinema d’essai.

Un re allo sbando (Il re dei belgi) di Peter Brosen e Jessica Woodworth (Belgio – Paesi Bassi – Bulgaria 2016)

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