Un sorso d’acqua

Dovevo ritirare un pecorino speciale ordinato il giorno prima alla signora dei formaggi e stavo al secondo inutile giro arrabbiato per camioncini e macchine commerciali parcheggiate fuori orario e posto. Vedo una vigile sulla soglia di un negozio occupata a far chiacchiere e mi viene spontaneo chiederle, dal vetro abbassato, di mettere un pò d’ordine.

Probabilmente il tono della mia voce più che la richiesta, deve averla infastidita, molto, e anche al negoziante e subito anche a una seconda vigile che affianca la prima e così in coro mi intimano di parcheggiare da qualche parte, di prendere i documenti e di seguirle al Comando! Cosa che faccio senza profferir parola. Prendo il libretto chiudo e ho vicino le vigili che in formazione “angeli custodi” mi mettono con abitudine inaspettata tra loro due e così comminiamo costeggiando barche belle con equipaggi intenti alla colazione che non disdegnano guardandoci di fantasticare tipo “lo hanno beccato!”

Per fortuna ho indosso boxer da mare, quello bello che mia moglie mi ordina di mettere quando “scendo in paese”. Arrivati, entriamo nel grande ufficio con le volte a botte e loro si mettono dietro un alto bancone e senza parlare la più alta in grado mi tende una mano per dirmi che posso consegnare il libretto che avevo preso e io ci aggiungo la patente dal portafogli. Legge con una voce tagliente, dalla patente Antonio Quagliarella nato ad Andria Bari, poi si sofferma e lancia uno sguardo d’intesa alla sottoposta che smette di scrivere e sempre con uno sguardo concorda…sulla provenienza che la dice tutta, quasi a voler dire “mamma li turchi!”

Sono confuso pensando che stavo li, arrivato scortato e non per un divieto qualsiasi, ma per “aver rivolto con voce alta un quasi rimprovero alle forze dell’ordine” e già pensavo che quei locali per strada che avevano “visto tutto” erano già pronti a offrire testimonianza “sincera” di come si erano svolti i fatti. Mi si era completamente seccata la bocca e se mi avessero fatto una qualunque domanda non sarei stato capace di emettere nemmeno un fiato.

Mi sentivo come il cacciatore bianco, catturato nella foresta, dentro il calderone col fuoco sotto, bello vivo, per la cottura del pasto dei selvaggi. Eppure, riuscii a dire in qualche modo: “Potrei avere un sorso d’acqua?» e, sperando che non avessero spostato la sedia che stava alle mie spalle, mi sedetti lasciandomi un pò andare.

Le mie catturatrici smisero immediatamente di parlare. La capo ordinò una bottiglietta d’acqua per il signor Quagliarella, che arrivò subito dal frigorifero a portata di mano e anche un bicchiere. Eppure, dopo tanti giorni di mare la mia abbronzatura era abbondante, le lunghe nuotate avevano portato i pettorali ormai cadenti dalla quinta alla terza misura e non sfiguravano sotto la camicia di lino, ma in quel frangente, quella richiesta del sorso d’acqua, quel bisogno di sedermi quasi da mancamento, forse, avevano anche provocato uno sbiancamento del mio viso che aveva messo in allarme le due vigili, ora finalmente donne, mogli e soprattutto madri! E poi, pur se gli anni li porto bene in pubblico, dovevano aver letto la data di nascita e nemmeno il molto colorato boxer di boutique la poteva più nascondere. Ma l’acqua sotto il pentolone nella foresta comunque non aveva ancora smesso totalmente di bollire.

Confabulavano, io le osservavo speranzoso, ma poco. Finalmente: «Signor Quagliarella, abbiamo pensato che lei sia una brava persona a cui il caldo eccessivo, il desiderio di tornare presto a casa e tuffarsi in mare, possono aver influito sul suo comportamento quando si è rivolto alla collega. Tra l’altro c’era gente intorno e noi viviamo qui, capisca. Vogliamo fare che lei si è fermato per il colloquio con una vigile sostando in mezzo alla strada e intralciando il traffico?» Avendo bevuto quasi tutta l’acqua della bottiglietta potevo riparlare bene: «Si!» dissi.

Uscii dal comando e anche dal pentolone di acqua bollente con una ricevuta di 24 euro. La macchina era ben parcheggiata e mi avviai verso l’agognato pecorino. Per arrivarci si passava da una pasticceria napoletana che aveva aperto da poco e che faceva sfogliatelle e babà più che degni, ma mi colpì una torta esposta in vetrina, allegra, ricca, generosa e giusta nella misura. Fu un attimo, entrai e chiesi di incartarmela per una consegna a domicilio. Presi uno dei tre biglietti da visita che ho sempre nel portafoglio e scrissi, con sforzo estremo, “Alle gentilissime Vigilesse di questa meravigliosa città, attente ai turisti, anche della terza età”.

La Capo mi chiamò per ringraziarmi, ammetto con complimenti anche carini, dell’inusuale gesto, poi concluse: «Speriamo di incontrarla ancora». Non mi sembrò una minaccia, ma con le donne in divisa non si sa mai.

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