La lettura del romanzo di Andrei Kurkov, Il vero controllore del popolo, è difficilmente scindibile dal suo hobby: collezionare cactus. A dodici anni già possedeva la settima raccolta di cactus dell’Ucraina. Ma neppure si può leggerlo prescindendo dalla sua esperienza di giornalista, sceneggiatore e scrittore. I protagonisti del romanzo ─ un angelo, un uomo “schifosamente” onesto a cui viene affidata la missione di vero controllore del popolo e un dirigente scolastico a cui piace sognare e bere il tè sul tetto ─ si muovono dentro un’Unione Sovietica costruita secondo la più classica delle iconografie. La trama sembra priva di chiavi di lettura e diventa perciò satura dei temi tradizionali della letteratura russa: il bene e il male, l’amore per la Patria e il bisogno di sentirsi uomini.
Un personaggio, più di tutti, ci porta dentro lo spirito del romanzo: Pavliuk, che mostra a Pavel, il controllore il popolo, la propria collezione di samovar perché «un patriottismo sensato deve pur trovare una qualche manifestazione».
Incommensurabile è questo dialogo tra i due. Pavliuk: «A proposito, le hanno consegnato il mio regalo?».
E Pavel: «Quale?».
Pavliuk: «Il libro di Lenin con il mio autografo».
La lettura di questo passo richiede una speciale disposizione per comprendere i rinforzi espressivi sui temi che l’autore non sente completamente risolti nella cultura russa. Una forte componente ironica che deve ancora essere assimilata anche alla luce delle vicende politiche più recenti che si svolgono dinanzi a un mondo occidentale sempre più retorico e meravigliato.
Tutte le forme di collezionismo di oggetti rispondono a problematiche inerenti all’ appartenenza e identità. Così Anati:
«Nel paleolitico l’uomo raccoglieva i crani forse già con l’intento di rispondere a quesiti sulla propria identità». E Pavliuk nell’accogliere il controllore, mostrando la collezione di samovar, sottolinea l’incipiente sradicamento di Pavel, che vive con una “moglie di servizio” e un cavallo razza Orlov munito di passaporto.
In una recensione si sostiene che leggendo il romanzo non si può non pensare a Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Io invece non ho saputo pensare che al Bartleby del no e del sì. Di ciò che Gilles Deleuze mise tra il preferire non fare e il preferire fare. Come Bartleby, infatti, il controllore del popolo non sa cosa scegliere tra il preferire e il non preferire. Tuttavia, mentre Bartleby, consumato da questa non scelta, si lascia morire, Pavel sopravvive al sistema e forse anche al suo essere parte del sistema.
Andrei Kurkov, Il vero controllore del popolo, ©2014 Keller editore ─ traduzione Rosa Mauro, PP. 400 €18.00.
EAN 9788889767641, disponibile anche in eBook.