Una Madonna in camera da letto

Quando, 550 anni fa, Filippo Lippi dipinse la Lippina tutto avrebbe pensato tranne che il ritratto della sua amante, la monaca Lucrezia Buti, e del piccolo Filippino, rispettivamente nelle vesti della Vergine Maria e di Gesù Bambino, finisse appeso in milioni di camere degli italiani.

Ce n’è uno anche nella camera da letto dei miei genitori. È un particolare del volto di Maria. La Madonna più bella del mondo. La più donna, consapevole della sua femminilità e delle sue capacità seduttive. Forzata al monachesimo conobbe Lippi, frate anche lui non per vocazione ma per necessità, a Prato dove egli si trovava per dipingere la Madonna della Cintola. Fu proprio durante la processione della sacra Cintola che Lippi rapì Lucrezia.

Uno scandalo. Nel senso etimologico della parola, cioè ostacolo, inciampo. L’amore dà scandalo. Ostacola il radicamento di becere ortodossie. Sempre. Quando nasce, quando si manifesta, quando muore. L’amore è un cattivo esempio, specie se non è conforme alle astratte convenienze sociali e, pure se apparentemente lo è, costituisce un cattivo esempio la sua libera espressione. L’amore è pericoloso per la tenuta dello Stato. È capace di annientare monarchie millenarie, far crollare imperi finanziari, dissolvere il potere di politici inossidabili.

Lucrezia, in milioni di camere da letto, le mani giunte, prega Dio di continuare a farci lo sgambetto quando meno ce lo aspettiamo, accendendo in noi quella scintilla di follia capace d’incendiare l’universo.

 

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