Una vita impiattata

 

La sveglia suonò alle sette. Si alzò, si sentiva uno spezzatino. Il marito, bollito come al solito, bofonchiò qualcosa. Andò a vedere i bambini: due babà. Aprì la porta alla baby-sitter, una piadina romagnola che si mise subito al lavoro. Uscì di casa, salì sull’autobus: il solito fritto misto.
Arrivò in ufficio. Le sue colleghe, Patata Bollita e Pera Cotta, erano già al lavoro. Il capo le convocò e, rosso come un peperone arrostito, disse loro di darsi da fare, perché sarebbero arrivati dei macarons dalla Francia per concludere un importante contratto.
Patata Bollita si mise in testa un po’ di ketchup e Pera Cotta si spruzzò un po’ di vin brulé; lei cercò di ricomporsi per sembrare almeno una bistecca. Arrivarono i francesi: Porc à La Sauge e Artichaut Barigoule, accompagnati dalla segretaria Bras De Vènus. Il capo divenne ancora più rosso vedendo la segretaria francese, Porc à La Sauge era inebriato dal profumo di vin brulé di Pera Cotta, e mentre il ketchup cominciava a colare dalla testa di Patata Bollita, Artichaut cercava di rivolgersi a lei in modo pungente.
Bene o male riuscirono a firmare il contratto, un vero pasticcio alla Norma, e lei se ne ritornò a casa, dove si sdraiò bella cotta sul suo letto di rucola.

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