Vaffanbrodo parte seconda

Alla fine della puntata precedente siamo rimasti con in mano un ottimo consommé e della carne lessa (ché chiamarlo bollito è un insulto). Ora ci chediamo leninianamente: che fare? Della carne, soprattutto, ché di buttarla via non se ne parla nemmeno, e mangiarla così è una penitenza.
E allora noi, che scemi non siamo, la ricicliamo, tritandola per benino con un po’ di prosciutto grasso, aggiungendoci un terzo in peso di ottimo macinato, un uovo o due a seconda, uno spicchio d’aglio e pangrattato q.b., ne facciamo polpette e le rosoliamo in poco burro. A metà cottura qualche cucchiaio di passata di pomodoro et voilà, il pranzo è servito.
In alternativa si può fare quello che a casa mia veniva chiamato “salame in brodo”, un polpettone cotto nello stesso brodo di cui sopra, magari non tutto e un po’ diluito che secondo me è un peccato, o tuffato in nuova acqua bollente con verdure miste.
E sempre a proposito del brodo meraviglioso che avete lì, ci potete preparare il bollito vero, mettendoci a cucinare i meravigliosi pezzi di polpa, cappello del prete e quant’altro vi sarete procurati da un macellaio vecchio stile, di quelli che più che fornitori sono complici.
Oppure lo potete fare velocemente nel modo classico, partendo dal nulla: gli stessi vegetali dell’altra volta, ma la carne va aggiunta dopo che hanno bollito per una decina di minuti almeno, chiudendo immediatamente la pentola a pressione e calcolando un tempo minore dopo il fischio, a seconda della grandezza e tipologia dei pezzi: da venti a quaranta minuti.
Quello che ne esce è un Gran Bollito.
Uno di quelli da gustare con salsine e contorni, per i quali vi rimando alla prossima, imperdibile, puntata.

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