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Vent’anni senza Ayrton Senna

Quando la testa di Senna si mosse, pochi attimi dopo l’incidente, pensammo fosse vivo, che si fosse salvato. Ma non era il movimento della vita, era quello della morte. L’anima che cercava la strada per andarsene.

Fu un fine settimana crudele: lo schianto di Barrichello il venerdì, la morte di Ratzenberger il sabato, una collisione al via, meccanici feriti nella corsia dei box, Ayrton.

Il viso di Ayrton prima della partenza. Gli occhi, gli sguardi. Cosa guardava prima della partenza? Cosa cercava nel cruscotto della macchina? Una ragione. Una ragione per continuare a correre. Per non andare via, lontano, a pescare.

Ma il tuo nome è Ayrton, e fai il pilota. Corri veloce per la tua strada. Settimo giro di una gara da vincere. Una curva. La vettura che va dritta. Il muro. Lo schianto. L’auto tagliata in due. Tu dentro. Poi la testa che si muove. Sei vivo.

Ayrton Senna da Silva
(San Paolo, 21 marzo 1960 – Bologna, 1º maggio 1994)

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