Verde amaro

 

Verde in faccia, verde in tavola, verde per lavare, per viaggiare, per dormire, per digerire; verde che previene, ringiovanisce, cura.
Il business verde ha messo la quarta. Non c’è supermercato che non abbia l’angolo dove troneggiano pani, grissini, biscotti integrali, scaffali di tisane, scatole di farro da sostituire ai peccaminosi tortellini, sacchetti di orzo da bere al posto di quella bestia nera del caffè.
Non c’è profumeria dove non siano allineati in bell’ordine shampoo al rosmarino, all’arnica, mandorla, betulla. Mascara all’estratto di gemme di pioppo nero, emulsioni per il corpo a base di tè, cacao, ruscus e castagne; profumi le cui essenze sono diluite in puro alcool di frutta, abbronzanti infarciti di salvia e ippocastano, creme da notte in cui la calendula si mescola al jojoba, al burro di karitè, all’aloe, al guaranà.
E non c’è farmacia che non abbia in dotazione, fra i prodotti da banco, miracolosi integratori anti-age squisitamente naturali: gocce per gli occhi alle erbe, sedativi privi di tracce chimiche, creme antidolorifiche a base di artiglio del diavolo. Così come non esiste quasi più in commercio un detersivo che non sbandieri l’assenza di fosfati, una lacca che non dichiari orgogliosamente di essere alcool free, una passata di pomodoro che non ostenti la scritta priva di conservanti e coloranti.
Si moltiplicano in modo esponenziale i packaging di carta riciclata, le pellicce ecologiche, i punti vendita in cui acquistare prodotti freschi e inscatolati rigorosamente bio. Tutto perdutamente eco, ostentatamente sano, salubre, salutare e di stretta osservanza del pensiero verde.
Facciamo qualche riflessione irriverente e atta a svelare il grande trucco, sparando a caso nel mucchio di menzogne del consumismo verde.
Con che coraggio si appiccica l’appellativo ecologico alle pellicce sintetiche, di provenienza petrolifera e per di più pericolose in quanto facilmente infiammabili?
Con quale credibilità si presentano i principi attivi della natura amica, contenuti in bagni schiuma, salse di pomodoro e bevande alla frutta, quando tutti sanno che i succitati principi attivi sono tali se colti e utilizzati o se colti e mangiati?
Il processo di volatilizzazione delle vitamine rende vani i principi attivi di un succo d’arancia, che se non è consumato entro pochi minuti si trasforma da sorso di salute con vitamina C a gustosa bibita senza vitamina C.
Dunque ci risiamo: il pensiero verde presta il fianco all’ennesimo assalto alla baionetta del consumismo. E noi, che in nome di una vita più sana e meno inquinante abbiamo smesso di fumare, siamo sulla via della conversione al mezzo pubblico, c’imponiamo almeno mezz’ora di camminata al giorno, siamo anche i primi a cadere nella trappola dell’eco-consumismo.
Vogliamo pentirci subito?
Sì, da domani il bucato in casa ricominciamo a farlo senza lavatrice e con il sapone e la cenere; per l’impacco ai capelli torniamo al tuorlo d’uovo e all’olio d’oliva.
Ma soprattutto: abbatteremo in un attimo il budget della spesa. I bio empori, e più in generale i prodotti eco-compatibili, costano in media il 20% in più degli altri, con punte che arrivano al 50%.
E non è aria, in tempi in cui soldi in tasca ne ballano sempre meno…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto