Il mestolo colmo di latte si riversa nella scodella tenuta tra le mani: mani, tante, piccole o appena più grandi, di fila, sembrano non finire mai. In casa Graziadei tutto va calcolato al millimetro: le bocche da sfamare sono troppe e il cibo scarseggia, in quell’inverno gelido del ’44. La guerra è agli sgoccioli e nel paesino di montagna in fondo alla Val di Sole (Trentino-Alto Adige) arrivano a cercare rifugio dei disertori: Pietro, tra loro, siciliano, che si perde nell’azzurro degli occhi di Lucia, la figlia maggiore. Cesare (interpretato da un insuperabile Tommaso Ragno) è il pater familias, burbero eppure giusto nel dispensare le sue lezioni, che si allargano dal ruolo di padre a quelle di Maestro di scuola elementare. Stretti nei banchi di legno, bambini di ogni età, la maggior parte frutti dei suoi lombi ma anche altri del paese. La guerra, come anche nel film di Gianni Amelio (Campo di battaglia), rimane sullo sfondo, pur con il suo carico di sofferenze e di orrori. Le figure femminili sono disegnate a tutto tondo: la madre, con un figlio sempre attaccato al seno, taciturna e paziente; Ada, con pulsioni religiose, che secondo il padre “non ce la può fare a continuare gli studi”; Lucia, morosa di Pietro il disertore: personaggi che però, nonostante qualche sogno riposto nel cassetto, non riusciranno a spiccare il volo verso una vera indipendenza. Tutto è ovattato fuori, nei campi coperti di neve e dentro, tra quelle mura, dove gli affetti ribollono piano come un minestrone cucinato a fuoco lento. Il film è tutto parlato in dialetto trentino con i sottotitoli. La regista Maura Delpero, nata a Bolzano nel ’75, è figlia di quelle terre e il suo è un omaggio al padre, che ha avuto i natali proprio a Vermiglio. L’atmosfera è quella dell’ “L’albero degli zoccoli” di Olmi, meno dolente ma magica nel suo realismo limpido e toccante.
Leone d’Argento a Venezia, Italia/Francia/Belgio 2024
Famiglia Seconda Guerra Mondiale Trentino