Vertigine

“(Non è nulla: sono qui: ci sono sempre)” Arthur Rimbaud

 

Ha sempre detestato l’ottovolante.
Salire e scendere e poi risalire e poi ridiscendere, velocissimamente, la fa stare male. Il cuore in gola non fa per lei: le aritmie cardiache ed emotive la disturbano, la logorano, la consumano. L’altezza l’atterrisce di inettitudine, il precipitare la illude di volo. Colori filanti di micro scatti impressionano la retina e l’immaginazione.
La doccia scozzese, poi, è un supplizio.
La pressione si abbassa, il sangue si defila, il cervello svapora e i pensieri si liquefano e scivolano via col sudore, mentre brividi bollenti la sfiniscono. La gelida pelle pallida, incendiata di chiazze paonazze, annuncia lo svenimento prossimo. Pulviscoli di luce danzano nel buio degli occhi aperti e ciechi.
Eppure, anche immota, continua a girare sull’ottovolante; anche inerte, sente ghiaccio e fuoco attizzare e spegnere nervi ed epidermide.
La vita sfinisce e finisce.

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