Il progresso è un attentato al silenzio. Lo capisci bene prendendo un traghetto che dal paese di Orta porta all’Isola del Silenzio. E’ un viaggio indietro nel tempo, dove tutto è ridotto all’essenziale. Aria, acqua, mura antiche e noi stessi. Un antico convento di suore di clausura occupa gran parte dello spazio visibile. Piccole finestrelle coperte da grate e tende impenetrabili le proteggono da sguardi indiscreti. Ballatoi sospesi, ricoperti da una spessa coltre di rampicanti, collegano tra loro le varie ali del convento, permettendo alle donne di spostarsi in segreto. A cosa hanno rinunciato, venendo qui: a tutto, o a niente? Tra i suoni ovattati che giungono dal convento si possono immaginare le loro storie, e nel silenzio ogni singolo passo sembra l’eco di tutto il rumore del mondo. Dalla parte opposta del lago ci sono infinite strade da percorrere, ma l’isola è attraversata da due sole vie: la “via del silenzio” e la “via della meditazione”. Entrambe sono disseminate di messaggi, incisi su lastre di metallo. “I muri sono nella mente”.
“Il silenzio è il linguaggio dell’amore”.
“Accettati, cresci, matura”.
“Quando sei consapevole, il viaggio è finito”.
E’ proprio vero. La crescita passa soprattutto attraverso l’accettazione di sé stessi e necessita anche di silenzi. Per affrontare il viaggio della vita occorre un bagaglio leggero, pari al peso dell’anima. Le strette vie di pietra nascondono un segreto: in una vita immersi nel silenzio, quante cose in più si possono sentire?