Viaggio con la ragazza logorrea

 

Ragazza Logorrea, che usi in un giorno le parole di un anno, oggi i pensieri non riescono a stare in fila, distratti dal fiume inarrestabile delle tue chiacchiere.
Abbi pietà. Pietà delle mie orecchie e delle gambe stanche, costrette a un equilibrio precario di autobus.
Se proprio non riesci a nasconderci la tua vita, e quanto tu sia brava e ammirata e amata…
Se impellente è il tuo bisogno di raccontare la magica storia d’amore tra te e l’uomo migliore del mondo.
Se, dico se, è proprio necessario per me e più o meno altre trenta persone sapere che non accetti un soldo dai tuoi genitori, e che fai volontariato, ti piaci così come sei e bla, bla, bleah!
Ti prego
Almeno
Parla più piano.
Fa’ una pausa.
Respira.
Senti tutte le parole non espresse dietro i flebili «Mm» e «A-ha» della tua interlocutrice?
E i mormorii di quest’uomo di fronte a me? È tutto un roteare d’occhi, scalpitare, sospirare.
«Uh, maronna mì, chesta c’ha fuso ‘e chiocche!» mormora
Intanto, in fondo al corridoio, un appassionato di teatro chiede di che monologo si tratti, ché non l’ha mica capito?
Tlìn! Fermata prenotata.
«Purtroppo devo andare» dici alzandoti «Arrivederci».
Speriamo di no.
Le porte si aprono, scendi urlando buonagggiornata e sgambetti via soddisfatta, senza sapere. Non senti il sospiro collettivo che si solleva alle tue spalle…
Silenzio.

 

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