VITA DA SOCIAL Ep.2

La privacy su Facebook e il logorio del lamento

Che il social biancoblù sia una specie di occhio del grande fratello lo si sa. Come pure che se qualcosa non vogliamo si sappia basta non pubblicarla. Addirittura non è obbligatorio esservi iscritti. MA. Se lo usate potreste impiegare parte del tempo dedicato alle lamentele circa la privacy esplorandone l’apposita sezione.
I post (o status): Possiamo mostrarli, o non mostrarli, a chi ci pare. Scegliere il pubblico uno a uno, se lo desideriamo, o escludere singole persone. Possiamo persino vederli solo noi, come fosse il caro diario segreto dei tempi andati che rileggeremo durante i tè pomeridiani col Cappellaio, Alice e il Bianconiglio.
Le foto: Come sopra
I messaggi: Come sopra sopra con in più la facoltà di inibire a chi non è tra gli amici la possibilità di contattarci.
I commenti: nei post pubblici possiamo disattivare anche quelli, pur non rinunciando alla possibilità di scrivere il cavolo che ci pare.
Le richieste di amicizia: possiamo decidere chi può inviarcele, o bloccarle e riservarci il privilegio di chiederle noi perché amiamo prendere l’iniziativa. Fine degli aitanti bietoloni vestiti da marines.
Ps. Prima del prossimo post su “Facebook a pagamento”, ché quello si ripresenta sempre, come la peperonata, uscite. Non di casa, da Facebook. Poi rientrate e notate la scritta sulla schermata di login: È gratis e lo sarà sempre. Io lo vedo da 11 anni, voi?
Alla prossima puntata.

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