Viva il Basilico

Antonio Quagliarella ha una penna vivacissima. Colori, personaggi, forme – e profumi, cominciando dal famoso basilico, escono dalle sue pagine con una vitalità irrefrenabile. Conosco bene Antonio e apprezzo il suo stile e i suoi pregi perché, per qualche tempo, come direttora del webmagazine letterario “La Rivista Intelligente” ho curato con soddisfazione e qualche impuntatura – abbiamo due bei caratterini! – le sue pubblicazioni. E posso affermare con certezza che si tratta un autentico scrittore – che possiede immaginazione, senso dell’umorismo e persino rispetto per il sentimento. Sa quando fermarsi e quando correre. Ogni suo racconto contiene un suo profondo perché – e vale la pena di scavarci dentro, al di là e oltre la piacevolezza che ci abbraccia in superficie. Va letto e riletto, perché la sua scrittura scorre su piani diversi, a volte persino contraddittori.
E ora, cari futuri lettori, entriamo in questo bel susseguirsi di brevi e intensi racconti, ricchi di personaggi. Dove per prima ci accoglie l’indimenticabile Lisa, la crocerossina volontaria dai capelli crespi e biondi.
Poi sprofondiamoci in quest’altro quadretto, tipico e profumato: “Dal banco della mescita, come dalla cabina di comando di una nave, la giunonica Sara sorrideva compiaciuta e teneva tutto sotto controllo. Diede indicazioni alla bella ragazza, che le stava vicino ma di spalle, di portare, su un vassoio, pane, salame, miele, formaggio e una bottiglia di rosso preso da un armadio chiuso a chiave. Quando Mariella, che era figlia sua e di padre ignoto, si avvicinò al tavolo ci fu qualche sorrisetto e un darsi di gomito: era molto giovane, bella e profumata di lavanda e con uno sguardo di ‘femminuccia ormai pronta‘…”
E qui, più avanti, un amaro, sorprendente e ironico finale per una storia di cui vorreste senz’altro conoscere l’inizio, ma dovrete cercarvelo da voi: “Ps – Suo padre aveva già il problema di nascondere l’amante e non ne voleva altri Anche la madre aveva una vita sociale impegnativa, le rimaneva poco tempo per altro. Lella studierà e andrà avanti sino all’indipendenza e sempre con un marsupio, una carrozzina, la manina nella mano. I genitori si vanteranno di aver educato la loro figlia ad affrontare la vita, in realtà le sono grati solo per aver tenuto il problema sulle sue giovani spalle. Il lui lo aveva valutato bene: un vero stronzo”.
Gli argomenti sono vari e sempre nuovi, e infatti qui entriamo in cucina: “Mia cara e gentile Signora, mi ha chiesto cosa sono le brasciole; cercherò di spiegarglielo. Sa io le amo molto. Non è un piatto comune, lo si riserva per certe occasioni e per la presenza di amici che si ritengono meritevoli…”
Romantico e musicale: “Quando l’indomani riconsegnò la vettura, l’impiegato gli dette un fazzoletto con un ricamo e uno spartito di pochi fogli con piccole correzioni. In alto, ‘Salut D’Amur‘ di Edward Elgar, compositore inglese, da eseguire in apertura di concerto al teatro Curci di Barletta. Ancora un regalo di quella sua strana vita: Ju aveva suonato in anteprima solo per lui”.
Quagliarella gira interessato e curioso per tutta Italia, senza mai dimenticare il suo cuore pugliese. E noi lo seguiamo ogni volta appassionati, a volte sorridenti, sempre curiosi – e ogni tanto conservando un poco di malinconia e pure di nostalgia in cuore. Vi confesso che “Occhialini alla Scala” fra tutti è il mio racconto preferito. Ma per incuriosirvi ancor di più non ve ne lascerò intravedere nulla. Cari lettori, buttatevi a leggere. Ne uscirete più ricchi e più sereni.

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L’immagine di copertina è di Stefano Navarrini
Greta Peyrani è l’editor

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