Voglio vivere ancora

 

Morte civile. Chiusa in casa tutto il giorno. Non posso mai uscire da sola. In galera sto. Ricevo continui inviti a mostre di fotografia, a presentazioni di libri interessantissimi, a dibattiti appassionanti. Vedo recensioni di film, di spettacoli teatrali. Sono Tantalo. Mi contorco di desiderio.

Vorrei vivere. Basta. Mi frega cazzi se starò male, se cascherò, se il cuore sbatterà, se mi parrà di essere in un incubo, se la gente normale mi guarderà torcermi a terra come fossi una pazza. Tanto lo so che il dolore non mi può uccidere. Non subito. L’acida cascata di adrenalina che mi scorrerà per le vene. In fondo in 16 anni di amnesie ne ho avute solo due, da cinque ore l’una. Ho perso solo dieci ore, in fondo.

Prenderò i taxi, andrò dove mi pare. Girerò per Roma da sola, scattando fotografie alla città luminosa, alla gente felice, alla vita altrui che rincorro.

Vivrò. Se mi sveglierò ancora una volta dentro una inutile TAC, senza ricordami che anno è, fa niente, tanto poi passa. Passa sempre, non ho paura. Mentre ogni giorno che non vivo, non vedo, non creo, non imparo è perso per sempre.

 

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