Vorrei avvicinarmi

 

Ogni giorno ti vedo che raccogli
i tesori, nascosti nelle buste di plastica,
che raccatti nei cassonetti colmi,
pieni di spazzatura puzzolente e lurida.

Dormi sul fiume sotto Ponte Mollo
tra escrementi di topi e foglie secche,
coperto appena di giornali e cartoni
su un materasso umido e sventrato.

Porti cinque camice, una sull’altra,
e scarpe avvolte in un nylon stringato
da cordoni di spago paglierino.

Lo sguardo vacuo, passa sulle cose
e persone come se non ci fossero;
i tuoi occhi cisposi non hanno più colore,
sembrano vetro sporco, offuscati
dal male che ti porti nell’anima.

Ti osservo mentre mangi pezzi di pane duro
e qualche frutto marcio per metà,
senza gustarli, solo per sfamarti
obbedendo al tuo stomaco esigente.

Vorrei avvicinarmi, ma sono trattenuta
dal disgusto e dall’odore fetido
che, incurante, emani intorno a te.

Vorrei chiederti cosa ti ha portato
a scegliere la strada come casa,
l’emarginazione, i disagi, la pioggia,
le malattie, che accetti indifferente,
pur di fuggire un dolore troppo grande.

Chi ti ha deluso, chi ti ha fatto male?
Che morbo oscuro ti ha distorto la mente,
che non accetta l’imposizione altrui,
i ricatti morali, i tradimenti, la disonestà,
l’indifferenza, l’egoismo e l’ira
del tuo prossimo volubile e malvagio?

Hai scelto tu la tua condanna certa
di vivere la vita come credi,
libera e senza condizionamenti,
assorbendo sul tuo corpo stanco
tutti i miasmi di questo mondo stupido.

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