Whatsappando

Ci sono azioni che richiedono rigore quasi eroico. Per esempio, cancellare una conversazione di WhatsApp.
WhatsApp regala la complicità dei non luoghi: aeroporti, stazioni, autogrill, che tagliano le distanze interpersonali, tessendo incontri, dialoghi, confidenze altrimenti mai nati. E quei ruffiani di simboli e faccine di Emoij hanno scavalcato passaggi, composto diverbi, colorato silenzi. Li avete combinati in significati ed emozioni che solo voi e il vostro interlocutore sapete. Vi siete scambiati immagini, veloci come lippe, mentre tu spulciavi status, raccoglievi Ciao, tesora e cuori infiocchettati da un’amica, lanciavi stelline e zzz di buon riposo al ritrovato compagno di liceo. Dopo la compulsività iniziale, avete calibrato tempi e frequenza, adesso rovinosamente asimmetrici.
Anche Neffa te le canta: inutile restarci per ore a dirsi le stesse cose. Invece, la ginnasiale che è in te, sempre là ti calamita, all’orario dell’ultima connessione. Ultima sua, perché l’ultima vostra, purtroppissimo, resta lì pietrificata, dodici giorni addietro. Vergogna nera, ma speri che controlli i tuoi accessi, almeno un terzo delle volte che lo fai tu, più ostinata di quando ti pesi e ripesi perché i jeans skinny ti hanno tolto il saluto.
Diserti Fb, trascuri l’uccellino di Twitter, perdi per rinuncia a Ruzzle. Percorri a ritroso i messaggi, è stato facile sdrucciolare; l’occhio semovente torna ad appuntarsi alla nuvoletta verde e tu ad almanaccare. Alle 10:45 può essere il direttore di banca, del resto anche tu whatsappi per comunicazioni di servizio, alle 19:47 la mamma che preme “Ma mangi? Cosa mangi?”, alle 23:05, sì dài sarà il fratello, ma perdirindina alle 02:09 non puoi giustificare l’indifendibile! Arrenditi: c’e fumo di arrosti misti e tu sei nel gorgo dell’ansia da controllo.
La redenzione passa dalla cancellazione, lo sai. E alla fine l’indice plana, eroico, ma una notifica lo imbullona. Un gatto con gli occhi a cuore, due ammiccanti bicchieri di rosso e sei di nuovo punto e a capo, tra i mortali a sfogliare patetica una margherita.

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