Intanto diciamo subito che io sono nato col basso invece che con la camicia o col cucchiaino d’argento, come dicono gli inglesi. Sono stato messo al mondo il medesimo anno in cui è stato inventato e dunque varato il primo Fender Precision. L’anno in cui fu mandato in soffitta il contrabbasso e il sound cambiò per sempre.
Per sempre.
Sono venuto alla luce nel 1951. Non so se avete mai visto le foto di Rostropovic in fasce, messo a ninnare in una custodia di violoncello. Un bocciuolo di mammà. Ebbene è un destino gemello, il nostro. Un destino a quattrocorde. Lui il cello, io il basso.
Lui il maestro, io un pendaglio da capestro.
Per una curiosa e irripetibile coincidenza disastrale il 1951 ha dato i natali al basso, al miglior bassista del mondo (anche Pastorius nacque nel ’51) e al peggior bassista del mondo (io me).
Il mio primo Preci sunburst me lo accattai nel 1967. Vendetti l’Hofner 500/1, alienai la collezione completa di francobolli dello Stato del Vaticano, ruppi il dindarolo, e andai da Musicarte. Di nascosto da mia madre che mi avrebbe fatto il culo a strisce. Se non ricordo male sborsai circa 250.000 palanche. Un capitale.
Ritirata la bestia, tronfio e gonfio di gloria futura, mi avviai verso il Baretto di largo Lanciani, al Nomentano, luogo di ritrovo per scalcinati aspiranti concorrenti alle hit parade dall’anno del mai. Ciondolavamo e rollavamo tutto lo sancto iorno consumando un caffè o una gazzosa al vino bianco, lo champagnino dei poveri in canna.
Il centro dell’attrazione e dell’animazione era, senza dubbio alcuno, la “voce” deI Mancini. Un pezzo di ragazzo oversize detto Big Boy. In seguito sarebbe diventato strafamoso come front man di un gruppo progressive altamente noioso, almeno per me che amavo il brit-blues e la bubble gum music. Ma al momento era un fan sfegatato di Jimi. Da lì il nome della band: I Mancini.
Come vide il Fender disse che non era un granché che lui c’aveva per le mani un EB 2, un Gibson, un semiacustico stereofonizzato. Stereo che? Non l’ho mai capisciuto cosa significasse, ma gli ho creduto sulla parola. Con estremo sussiego fece intendere che avremmo pure potuto fare uno scambio. Ovviamente a suo sfavore. Un Gibson contro un Fender!!!
Figurarsi. Il mio Fender nuovo di zecca col suo divino scassone usato, ammaccato, sbreccato. Onusto di pennate, di serate, di concerti & incerti del mestiere. Ci rimetteva di brutto.Non mi sono lasciato scappare la grande occasione.
Affare fatto. (continua)