La vita è una, una sola, tuonò con autorevolezza e arroganza Parmenide.
Tra chi lo stava a sentire qualcuno si alzò e si fece avanti.
Con calma guardò gli ateniesi e i meteci che aveva davanti; poi laconico disse queste parole:
“Se noi consideriamo la vita e la suddividiamo come siamo soliti fare in due, tre, quattro o più anni e poi così ancora nei mesi, nei giorni e nella fuga infinita di tutti i minuti in cui si scompone ogni ora, la vita di tutti e di ognuno si scioglie nel molteplice in fuga e tutta la vita scompare davanti all’immobile eterno. Il Maestro ha ragione, una è la vita, una sola. Altro non è dato che già non appartenga all’essere dell’uno.”
Zenone, compiaciuto e ironico, guardò allora Parmenide che restava lusingato. Però, nel frattempo, la piccola folla che li stava a sentire se ne era andata da un pezzo.
Ciascuno era già affaccendato nella sua quotidiana fatica, ognuno disperso e incalzato dal passare del tempo che scorre nei giorni tra gli impegni del mondo comune, le cure e l’affanno degli anni, che non ha mai fatto sapere a nessuno quante volte noi tutti ancora vedremo risorgere il sole.