Zia Nevenka

Era arrivata alla fine della guerra, da Dubrovnik, per scappare dal regime di Tito, ma anche per amore del giovane zio Saverio che quando era stato in missione in Croazia per il Banco di Napoli se ne innamorò. La vide nuotare in quelle acque di cristallo con i suoi bellissimi capelli castano chiaro a incorniciare un viso di pura bellezza slava, sembrava un’attrice. Camminando sulle zeppe di sughero, lasciava nell’aria profumo e fascino.
Le notizie sull’aspetto di zia Nevenka erano circolate dai racconti delle sue tre cognate, quindi più che attendibili. I nonni e gli altri la accolsero nella grande casa con amore e sincera solidarietà femminile e anche con l’orgoglio della famiglia che si arricchiva di un’altra figlia.
Una notte degli anni ’50 partì velocemente da Andria verso il porto di Bari accompagnata dagli uomini di casa. Come in un romanzo la zia Nevenka era venuta a conoscenza che il fratello maggiore, Mirko, sarebbe arrivato con la nave che comandava. Dopo tutti quegli anni di lontananza forse si sarebbero potuti riabbracciare.
La nave doveva scaricare dei pezzi di ricambio per una fabbrica, ma nessuno dell’equipaggio avrebbe potuto toccare il suolo italiano. Mirko, scambiando i vestiti con il medico italiano che era salito a bordo, riuscì a scendere, abbracciarla tra le lacrime e consegnarle un pacchetto. Dentro c’era una macchina fotografica polacca, le foto della Croazia e un pezzo di povitika (pane con nocciole e cioccolato) fatto dalla sua mamma solo per lei, come una volta. C’erano anche dei pezzi di cioccolata per i bambini, pacchetti di sigarette per gli uomini e tante tante lacrime.
L’incontro non poté durare molto e lei, con il sostegno dei suoi nuovi fratelli, aspettò sul molo sino a che non vide la nave scomparire come un sogno al chiarore del giorno. Non rivide più i suoi familiari, per colpa del regime comunista di Tito e perché, quando avrebbero potuto, molti di loro non c’erano più.

Nevenka e la sua nuova famiglia in Italia
Nevenka e la sua nuova famiglia in Italia

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